Protesta Anm

Il segretario nazionale dei Liberali e Riformisti NPSI, On.le Lucio Barani

Lucio Barani
On.le Lucio Barani segretario nazionale nPSI

ha così commentato la scena dei magistrati che protestano contro la riforma della giustizia proposta dal governo, in particolare contro la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Questa protesta è stata particolarmente evidente durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, con manifestazioni che si sono svolte da Milano a Palermo:

“È andata in scena stamattina una bruttissima pagina di uno spettacolo vergognoso da parte di alcuni magistrati che si sono alzati e sono usciti fuori dall’aula mentre prendeva la parola il ministro della giustizia Carlo Nordio. Voglio ribadire a nome di tutta la comunità dei Liberali e Riformisti NPSI la nostra condanna verso un tale atteggiamento che offende il Parlamento al quale spetta il compito di fare le leggi. Protestare in occasione delle inaugurazioni dell’anno giudiziario con la toga addosso brandendo la Costituzione equivale infatti a non riconoscere la sacralità del Parlamento che proprio quella Costituzione indica come depositario della funzione legislativa. Questa mattina mi sembrava di essere tornati indietro nel tempo di almeno trentaquattro anni fa e di rivivere i giorni delle proteste dell’ANM quando brandiva lo spettro dello sciopero nazionale per protestare contro la Riforma della Super Procura Distrettuale Antimafia voluta fortemente dal giudice Giovanni Falcone e dall’allora ministro guardasigilli  Claudio Martelli.

Giovanni Falcone e Claudio Martelli

Stamattina sventolando la Costituzione i signori magistrati hanno citato spesso Pietro Calamandrei che ne è uno dei Padri, ma hanno “dimenticato” o preferito volutamente di “dimenticare” quanto sostenuto dal Calamandrei e cioè che “in Italia la democrazia è fondata sui partiti” e che pertanto la Costituzione nata dalla Resistenza si fonda sul principio illuminista di Montesquieu della separazione dei tre poteri: il legislativo al Parlamento, l’esecutivo al Governo ed infine quello giudiziario alla Magistratura. Da almeno un trentennio si assiste impotenti ad un clima che Leonardo Sciascia aveva definito già nel 1987 “Premontesquieano”, quando denunciava il rischio rappresentato da una “parte della magistratura” di voler travalicare la separazione costituzionale dei tre poteri per affermare il “primato della giustizia sulla politica”. Ma dal 1992 in poi non è andata a finire forse come aveva ammonito Sciascia? La Magistratura, o per meglio essere più precisi, per pura onestà intellettuale evitando di fare di tutta l’erba un fascio, quella parte della magistratura più ideologizzata, quella delle correnti politiche di una particolare tendenza (Palamara docet) non si è forse sostituita al Parlamento al punto dal condizionare le azioni di ogni governo che in questa debole seconda Repubblica si è succeduto a Palazzo Chigi?

I partiti che sono nati dopo l’illusoria e “falsa rivoluzione giudiziaria” del biennio drammatico del 1992-1993 non hanno forse ceduto per debolezza o per compiaciuta viltà ogni forma di “sovranità ed autonomia politica” al potere della Magistratura?

Noi Liberali e Riformisti  NPSI che ci onoriamo di essere gli eredi del glorioso PSI del Garofano Rosso, il quale ha pagato un grande tributo di sangue,  a questi signori magistrati che sventolavano la Costituzione e che hanno avuto la sfacciataggine di dire ancora una volta che “NESSUNO È AL DI SOPRA DELLA LEGGE. VALE SOPRATTUTTO PER I COLLETTI BIANCHI E POLITICI !”, vogliamo rispondere che se è vero e sacrosanto che nessuno è al di sopra della legge, questo principio deve iniziare a valere anche per quei magistrati che sbagliano e che, come le cronache e gli scandali del più recente passato ci hanno documentato, hanno amministrato la Dike (la Giustizia) più per un proprio tornaconto di potere personale che non per servire i cittadini.

Toghe

Non soltanto noi sosteniamo la riforma del governo sulla “Separazione delle carriere” ma auspichiamo la necessità di una legge sulla “Responsabilità civile dei magistrati” come era stato voluto dalla stragrande maggioranza degli italiani che votarono SI al Referendum sulla “Giustizia Giusta” promosso dal partito dei Radicali di Pannella e di Enzo Tortora nel 1988 con il sostegno anche del PSI. “I magistrati che sbagliano devono assumersi la loro responsabilità davanti alla legge” diceva il povero Giovanni Falcone, menzionato impropriamente da quella parte politicizzata di magistratura delle correnti che è poi quella stessa che lo attaccava ferocemente accusandolo di “voler mettere la magistratura sotto il controllo della politica” solo perché non accettavano il principio sostenuto da Falcone che anche un magistrato deve rendere conto del proprio operato quando sbaglia o commette gravi errori.

Abbandonare l’aula mentre parla il governo è uno strappo istituzionale che lede il principio di leale collaborazione tra i tre poteri dello Stato.

Il NPSI del Garofano Rosso chiederà ancora una volta che si faccia una Commissione parlamentare di inchiesta su Tangentopoli, la quale indaghi sulle tante zone d’ombra rimaste tali e verifichi se errori, omissioni o eccessi di potere furono commessi a danno di innocenti e dello Stato”.

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Di Staff

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