Progetto porto di Carrara: i 3 ponti di caricamento

In data 27 marzo 1912, l’Ispettore Superiore del Genio Civile Grande Uff. Ignazio Inglese presentò il progetto esecutivo per la costruzione del nuovo porto di Avenza (Marina di Carrara) e con istanza del 15 ottobre 1912 il Sindaco del Comune di Carrara Sig. Avv. Comm. Giovanni Cucchiari chiese di provvedere direttamente alla esecuzione di tutti i lavori compilati nel progetto.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e sembrerebbe che i motivi di natura economica che portarono alla realizzazione del porto oltre 100 anni fa, siano gli stessi di ora.
Prima della 1 a Guerra mondiale venivano escavate nel nostro territorio circa 220.000 tonnellate di marmo che venivano esportate quasi esclusivamente all’estero; circa 180.000 erano destinate a trasporti marittimi per paesi mediterranei e oceanici: di queste 130.000 tonnellate venivano imbarcate ai 3 ponti caricatori di Marina di Carrara; le altre 50.000 tonnellate, nei porti di Livorno e Genova, raggiunti per ferrovia e la parte rimanente veniva imbarcata a Marina di Massa e a Forte dei Marmi. Ovvio, che con la realizzazione delle opere portuali, ad integrazione e potenziamento delle opere esistenti, (pontili in legno..) tutto il marmo escavato nel nostro territorio sarebbe stato imbarcato al porto di Marina di Carrara.

Progetto ampliamento porto di Carrara
Progetto ampliamento porto di Carrara
Progetto porto di Carrara: i 3 ponti di caricamento
I 3 ponti di caricamento

Se pure in presenza di qualche ostilità, da parte dei porti vicini di Genova e Livorno, nella realizzazione del porto di Marina di Carrara prevalsero le fortissime motivazioni di carattere economico e la totale assenza di problematiche ambientali. Anche oggi i sostenitori dell’ampliamento del porto invocano il mantra dei benefici economici che avrebbe ragione su tutto il resto. E su tutto il resto, a nostro parere, è compreso anche il “disastro ambientale” di parte della costa apuo versiliese.
In particolare, la spiaggia di Marina di Massa sta subendo erosione dalla costruzione del porto di Marina di Carrara nonostante le strutture realizzate in quest’area per limitare l’arretramento della riva. L’intera unità fisiografica è interessata da un deficit sedimentari o, provocato dal porto di Marina di Carrara, il quale ostacola l’apporto del Magra. In passato quest’ultimo costituiva un elemento positivo per l’equilibrio poiché, distribuito dal moto ondoso, favoriva l’avanzamento della linea di costa. La realizzazione del porto ha condannato il litorale ad una erosione devastante.
Dall’esame dei dati economici, vediamo che la nostra provincia è all’ultimo posto nel panorama regionale per quanto riguarda le condizioni economiche complessive della popolazione mentre troviamo ai primi posti, le aziende del settore lapideo. L’ampliamento del porto di Marina di Carrara viene chiesto dalla lobby del marmo, vero dominus nel territorio, con la illusione che i benefici economici vengano ripartiti sull’intera popolazione. Ma abbiamo appena visto che a trarne beneficio, in realtà, sono le aziende marmifere, le più importanti. Si continua, invece, a non prendere in considerazione gli effetti disastrosi che l’ampliamento del porto avrà sull’ambiente circostante. Non esiste una sola voce scientifica autorevole che non indichi nella presenza del porto la causa prima dell’avvenuto disequilibrio del tratto di costa Partaccia Marina di Massa Ronchi Poveromo Forte dei Marmi. Un no deciso e risoluto al progetto di ampliamento che aumenterà il fenomeno erosivo dovrebbe arrivare dal Comune di Massa. Invece, i Sindaci di Massa, Pietrasanta, Forte dei Marmi e Montignoso hanno scritto una lettera al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nella quale chiedono che “venga che i lavori di ampliamento del porto di Carrara non porteranno ulteriore erosione. “ Chiedere che venga dimostrato” significa semplicemente dare la propria approvazione all’ampliamento facendo finta di avere a cuore gli interessi della comunità massese. Serve, quindi, a poco che i Sindaci dei Comuni limitrofi firmino un accordo che prevede il ripascimento annuale e non soluzioni definitive. Il ripascimento avverrebbe con prelievo di sabbia dalle zone di accumulo in Versilia che verrebbe trasportata verso le zone in erosione, in particolare alla Partaccia e a Marina di Massa. Dati gli enormi quantitativi di sabbia da trasportare si produrrebbe un intenso traffico di camion con alto tasso d’inquinamento, costi ingentissimi e con risultati a scadenza annuale.
Invece, la soluzione al gravissimo problema dell’erosione deve essere strutturale e il ripascimento e l’eco dragaggio non rappresentano soluzioni strutturali.
Sotto il profilo scientifico, l’originario equilibrio della costa si otterrebbe solo ripristinando le condizioni naturali della costa apuana e questo significherebbe lo smantellamento della struttura esistente. Non essendo possibile per una serie infinita di motivi e da ultimo per una evidente questione di adeguamento alla realtà oggettiva, è di fondamentale importanza studiare soluzioni strutturali che blocchino in modo definitivo il fenomeno erosivo. Siamo ovviamente contrari al progetto di ampliamento e nell’immediato non potremo rinunciare allo strumento del ripascimento. Interessante sarà verificare in quale modo e con quali costi avverrà il trasporto della sabbia dati i quantitativi necessari.
La soluzione da noi auspicata è quella che prevede lo studio scientifico di un modello fisico idraulico idoneo, nel tempo, ad attenuare e quindi annullare gli effetti dannosi dovuti alla presenza del porto e indirizzare le correnti marine in favore del ripascimento naturale del tratto di costa apuo versiliese. Se così non sarà, un territorio a vocazione turistica come il nostro che impiega un numero importante di addetti, subirà un gravissimo danno. Quindi oltre al danno ambientale, irrecuperabile, soffrirà danni economici rilevanti.

Sabino Antonioli (segretario provinciale di Massa-Carrara del Nuovo PSI)

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Di Staff

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