La collocazione del socialismo riformista e liberale è una delle questioni che ha storicamente investito il dibattito politico italiano.
Un dibattito che è più volte tornato alla ribalta e che si è sempre acuito in occasione di quei passaggi fondamentali che hanno segnato non solo la nostra Repubblica, ma anche lo scenario internazionale.
Nel 1978 nel simbolo del Psi, il movimento politico della sinistra riformista, nasce il Garofano Rosso che prende lo spazio della Falce e del Martello.
Critica Sociale, testata fondata da Filippo Turati, nel 1980 titolò il suo numero 8 con “Socialismo Tricolore”, la sinistra riformista e la Nazione.
“Viva l’italia” furono le parole di Craxi a conclusione del Congresso di Palermo nel 1981.
L’Italia nel contesto della politica nazionale e non più il contesto a prescindere.
Un cambio di narrazione nella Sinistra.
Nella storia del socialismo italiano, quella che ha scelto la via riformista e liberale, c’è il filone del ‘socialismo tricolore’.
Il tricolore diviene un sentimento popolare anche in questa parte del campo.
Si afferma il principio di Nazione, non il populismo, ma, il riformismo e lo spirito nazional-popolare.
In Europa si parlò, allora, di ‘socialismo gollista’ anche in riferimento a Mitterand e alle altre nuove esperienze.
La tradizione risorgimentale, da Garibaldi a Pisacane, fu spesso richiamata dal nuovo corso socialista.
Cosi come il ricordo dei fondatori, i neutralisti Turati e Treves, che dopo la disfatta di Caporetto si schierarono con la Patria da difendere “fino all’estremo”.
Il socialista Sandro Pertini è stato il primo a sdoganare termini come Patria e Nazione nell’Italia Repubblicana e democratica di cui era Presidente, conferendo loro quel ritrovato senso di orgoglio che le vicissitudini storiche della prima metà del ‘900 avevano offuscato.
Il sentimento di identità nazionale porta alla saldatura tra l’idea di nazione con le riforme e il cambiamento.
Si riscrive durante questa stagione politica anche il nuovo concordato sotto il papato di Wojtyla, il papa ‘Patriota’ nella difesa dei popoli.
‘Chi ama davvero la propria patria rispetta tutte le altre’.
Europa e atlantismo sono scelte più forti se dentro la dinamica nazionale da perseguire con la ‘schiena dritta’.
Craxi è il leader che più degli altri nella sinistra affermò la coscienza e la difesa della sovranità nazionale, sopratutto nella politica estera.
Il nuovo corso socialista si presentò anche come interprete delle vocazioni nazionali, del made in Italy e sostenitore della necessità imprescindibile di una Grande Riforma del Paese.
Modernizzazione dello Stato, un nuovo sistema welfare, meriti e bisogni, competitività e produttività per rafforzare le condizioni di governabilità del sistema democratico.
Pietro Nenni, anni prima, alle prese con la sfida del Governo, deluso dall’inesistenza della ‘stanza dei bottoni’, espresse l’inderogabile necessità di una riforma dello Stato affermando che: ‘i poteri sono atomizzati e dissociati‘.
Il nuovo gruppo dirigente guidato da Bettino Craxi raccolse la sfida per una Grande Riforma dell’Italia conseguente a un risveglio dell’orgoglio nazionale.
Una riforma dello Stato è un meccanismo senz’anima se non accompagnata dai valori propri della coscienza nazionale e dal patrimonio storico e culturale della Nazione.
“Il garofano rosso diventa tricolore” scrisse l’intellettuale di destra Giano Accame, criticando in positivo questa svolta.
Così come fece una parte significativa della classe dirigente della destra conservatrice e repubblicana in quegli anni.
I concetti di Nazione e di Stato si incrociano, in più occasioni, nella sinistra riformista, nella destra democratica e liberale, e nei moderati e conservatori, molto più spesso che nella sinistra storica, tradizionalmente avversaria e resistente ai cambiamenti.
Gli stessi interessi nazionali si rafforzano in un quadro di riforme e cambiamento.
Con la Seconda Repubblica lo spirito socialista è stato incarnato dal centrodestra ideato da Silvio Berlusconi che abbiamo sostenuto con convinzione e determinazione, nella consapevolezza che senza capacità di visione e di adattamento alle evoluzioni della società qualsiasi politica di medio e lungo periodo risulta insufficiente e danneggia il Paese.
Questa eredità oggi è nelle mani di Giorgia Meloni che ben rappresenta anche le ragioni del ‘Socialismo tricolore’, il titolo che abbiamo scelto di dare a questo incontro, ovvero l’idea che governare bene significhi rendere l’Italia più forte, maggiormente competitiva, all’altezza dei maggiori partner internazionali.
Il Nuovo Psi-Liberali e Riformisti crede in questo progetto, nell’idea che l’interesse nazionale debba essere alla base di qualsiasi proposta programmatica e bussola sia in politica interna che estera.
Identità nazionali più forti sono la condizione di un multilateralismo più solido ed efficace per contrastare conflitti e instabilità, per garantire libertà e democrazia nel mondo.
Coerente è la visione di un percorso, anche di revisione costituzionale, che nel rafforzamento dei poteri del Governo, valorizzi l’equilibrio e i contrappesi del sistema parlamentare, nel rispetto del ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica.
L’Italia ha bisogno di una Grande Riforma che coinvolga le sue istituzioni e funzioni dal Sistema delle Autonomie, attraverso il regionalismo differenziato, alla Pubblica Amministrazione e alla Giustizia.
Il presidenzialismo, per garantire stabilità ed esaltare il diritto di scelta dei cittadini, un nuovo regionalismo, per unire i diritti e superare le diseguaglianze, sono le grandi questioni nell’agenda politica, priorità non più rinviabili, che vedono i socialisti riformisti convintamente a fianco alla Presidente del consiglio Giorgia Meloni e la sua azione di governo.
Da sempre, infatti, il centrodestra riesce a ottenere la sintesi migliore proprio nell’azione di governo, ovvero nel momento in cui si ha a che fare con il Paese reale ed emerge la capacità di fare scelte difficili ma che guardano al futuro.
Questo perché siamo una coalizione di governo che trova nel governo stesso la sua centralità e il suo modello anche organizzativo.
Ne sono esempio leader come il Craxi di Sigonella e del decreto di San Valentino e Silvio Berlusconi.
Oggi Giorgia Meloni sta svolgendo molto bene questo ruolo e noi la sosteniamo con convinzione, tanto più per mettere in campo quelle riforme che disegneranno l’Italia di domani a completamento del percorso che ci traghetterà verso la Terza Repubblica.
Daremo, soprattutto su questi temi, una mano al premier, per smontare stereotipi, per superare antiche impostazioni culturali, per tenere insieme la tutela degli ultimi e la necessità di allargare le opportunità, per tenere insieme le tutele e le ricette liberali, per tenere insieme l’amore per l’Italia e la voglia di cambiare.

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Di Staff

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